Come – purtroppo – atteso, il turismo nelle principali zone terremotate italiane è quasi scomparso. E per averne conferma sia sufficiente fare un salto a Norcia, dove gli operatori evidenziano come il calo delle presenze sia pari al 95% rispetto al periodo pre-sisma, con punte ancora peggiori, peraltro, in zone come Visso, nelle Marche, o Amatrice, nel Lazio. Borghi meravigliosi, ricchi di storia, che tuttavia hanno dovuto fare i conti con i lunghi e drammatici strascichi derivanti dal terremoto che un anno fa sconvolse il centro Italia.
Per quanto concerne il dettaglio delle singole zone, nelle Marche è il direttore della Confesercenti Massimiliano Polacco a raccontare all’Ansa che la situazione è diversa da zona a zona, con aree come quella di Visso, dove il turismo è azzerato, e zone costiere che invece chiuderanno la stagione con un segno positivo. Anche in Abruzzo le aree colpite dal sisma dello scorso agosto risentono fortemente del crollo delle presenze fisse, mentre starebbe tenendo meglio il c.d. turismo mordi e fuggi.
Spostandoci poi in Umbria, l’assessore regionale al turismo Fabio Paparelli segnala come il movimento turistico stia presentando “ancora alcune criticità, anche se si colgono segnali di ripresa a macchia di leopardo sul territorio regionale”. Tra i casi più emblematici, di cui si è già detto, c’è quello di Norcia, con una perdita di turisti sub ase annua del 95 per cento.
Concludiamo infine con il Lazio, dove il vicepresidente della Regione con delega al turismo Massimiliano Smeriglio ha sottolineato l’attenzione dedicata ai 15 comuni del cratere. “Abbiamo finanziato campagne di promozione e messo a disposizione risorse, 300 mila euro per una prima tranche fino a settembre” – afferma Smeriglio. Qui, peraltro, considerato che il turismo è composto soprattutto da seconde case e bed and breakfast, si è firmato un accordo con Airbnb per poter dare visibilità alle strutture rimaste e a quelle che rinascono, e si è altresì cercato di puntare – ricorda ancora il vicepresidente – sulle manifestazioni culturali, di spettacolo, di enogastronomia, compresa naturalmente la Sagra dell’amatriciana, che era il simbolo per eccellenza di Amatrice, e che proprio nei giorni del terremoto, un anno, si stava organizzando.